Mancata eruzione dei canini permanenti: possibili complicanze e l’importanza del controllo ortodontico a 10-11 anni

Tra gli innumerevoli vantaggi che si ottengono quando un bambino segue un percorso orto-pedodontico, oltre alla promozione della salute orale, c’è quello di prevenire ed intercettare molto precocemente i possibili problemi.

Mancata eruzione dei canini permanenti (canini inclusi): quali le complicanze?

Il problema dei canini inclusi, se non trattato adeguatamente, può portare a complicanze anche piuttosto gravi, come la formazione di cisti follicolari, anchilosi e riassorbimento del canino.

L’inclusione dei canini può provocare danni anche ai denti vicini, in particolare gli incisivi, che rischiano un dislocamento e un riassorbimento radicolare a causa della pressione effettuata dai canini inclusi.

 

Così, dopo aver agito a più livelli per prevenire la patologia cariosa (motivazione alimentare, motivazione all’igiene orale, fluoro profilassi e sigillature), avervi supportato nella gestione e nell’eliminazione delle abitudini viziate, favorita una corretta respirazione, aver controllato la corretta permuta dentale, siamo ora giunti ad uno stadio di crescita in cui noi ortodontisti pediatrici abbiamo una parola d’ordine: prevenire l’inclusione del canino, ovvero il canino non erompe e rimane nella mascella, con conseguente necessità di intervenire con un intervento chirurgico per farlo erompere o per estrarlo.

 

I canini inclusi sono denti che non sono mai emersi e non si sono mai posizionati nella propria sede corretta durante il periodo di crescita.

Il primo sintomo dell’inclusione dei canini è la mancata caduta (nei tempi fisiologici, solitamente previsti tra i 10-11 anni) dei canini da latte, che restano quindi a tenere il posto dei loro successori.

Il problema è chiamato anche disodontiasi e le cause possono essere molteplici, ma in ogni caso è importante intervenire in fretta per risolvere il problema e prevenire tutte le complicazioni, anche gravi, che potrebbero dipendere dai canini inclusi.

 

I canini inclusi sono un fenomeno abbastanza frequente: si manifesta prevalentemente nelle bambine, che ne sono affette il doppio rispetto ai maschietti, e interessa maggiormente l’arcata dentale superiore.

 

Canini inclusi: perché sono cosi frequenti?

Il canino incluso è il dente con il più lungo periodo di sviluppo: comincia a formarsi verso il 5°-6° mese di vita intrauterina in una zona molto alta e distante rispetto a quella che sarà la sua futura posizione in arcata. Questo dente possiede quindi, più degli altri denti, un tragitto eruttivo molto lungo che facilmente può andare incontro a “incidenti di percorso”.

Ad aumentare il rischio di inclusione del canino troviamo tutte quelle problematiche ortopediche, ortodontiche e funzionali che abbiamo imparato a conoscere nel nostro salutometro (palato stretto, abitudini viziate, incisivi laterali più piccoli della norma).

Ecco nuovamente dimostrato come prevenire ed intercettare problematiche quando il bimbo è molto piccolo significa mettere le basi per ridurre in maniera significativa il rischio future problematiche, anche serie (tra cui troviamo appunto l’inclusione del canino), aiutando la “natura” a svolgere il suo compito eliminando tutti i possibili ostacoli.

L’ortodontista pediatrico è colui che sa leggere i segni precoci dell’inclusione del canino e sa adoperarsi in tempo utile affinché questo non avvenga.

 

Canini inclusi: cosa fare?

Come sempre la prevenzione è il modo migliore per combattere il fenomeno. La riduzione del rischio di inclusione rientra infatti in un quadro di gestione complessiva durante il percorso di crescita del bambino: è dall’infanzia che l’ortodontista pediatrico comincia a mettere le basi per un corretto sviluppo della bocca e quindi anche per rendere più agevole la discesa del canino eliminando tutti i possibili fattori di rischio.

 

Laddove se ne ravvisi la necessità una delle principali strategie preventive comincia molto presto ed è la terapia ortodontica intercettiva, che ha come scopo principale l’allargamento del palato e l’espansione delle arcate dentali in modo da favorire l’eruzione spontanea del canino.

 

In un successivo momento, a partire dalla seconda fase del cambio dei denti (tra la quinta elementare e la prima media), sarà necessario verificare che i canini abbiano preso la strada giusta.

È compito dello specialista verificare:

 

  • la fisiologica mobilità dei canini da latte (che deve essere su per giù simmetrica)
  • la comparsa di un rilievo, la cosiddetta bozza canina, in corrispondenza della radice del canino da latte.

 

Se tutto questo non è presente è possibile aiutare il canino permanente a trovare la sua strada semplicemente estraendo il canino da latte.

 

Ecco quindi come due semplici atti terapeutici, adoperati nel momento giusto, possono ridurre il rischio di una problematica che, se non intercettata, potrebbe richiedere trattamenti molto più complessi (ortodontici, ortodontico-chirurgici) per il recupero del canino rimasto ormai incluso ed in una posizione troppo sfavorevole per poter arrivare ad una eruzione spontanea.

 

Ecco ancora una volta dimostrato come un percorso di salute che comincia da piccoli e accompagna nella crescita i bambini sia un investimento di grande valore: con poco…tanto!

 

Dr.ssa Chiara Iaconi
Odontoiatra

 

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